“Se si vuole trovare i segreti dell’universo, bisogna pensare in termini di energia, frequenza e vibrazioni.”
(Nikola Tesla)
Quando pensiamo al binomio cibo-energia, molti di noi hanno un approccio scientifico e pensano alle calorie, cioè l’apporto energetico medio di una quantità specificata di un certo alimento.
Ma siamo sicuri che sia l’unico modo per intedere l’energia che ci donano gli alimenti con cui ci nutriamo?
Ognuno di noi è il proprio scienziato
Tesla lasciò pochi scritti ad avvalorare scientificamente la sua affermazione, tuttavia ci sono evidenze scientifiche che provano quanto lui ha sostenuto per tutta la sua vita e che ha caratterizzato il suo lavoro. Qualora non ci fidassimo della scienza, possiamo sempre affidarci allo strumento più potente di cui ognuno di noi è dotato fin dalla nascita: il proprio corpo! Lui ci fa capire subito se un alimento è adatto a noi e ci trasmette energia “buona” che ci mette in movimento, ci da la carica e ci mette il sorriso, oppure risulta una zavorra e ci toglie “energia”, con il risultato che ci sentiamo affaticati, stanchi e poco propositivi.
L’energia che porta con sé un alimento
L’energia che porta con sé un alimento può essere intesa in due modi:
- La qualità energetica intrinseca dell’alimento , che deriva dalle caratteristiche organolettiche dello stesso;
- La qualità energetica (o vibrazione) intesa come qualità vibrazionele ed energia vitale che l’alimento apporta al nostro organismo.
Secondo alcuni studi condotti dall’ingegnere elettrico Simoneton negli anni ‘40, si stabilì che:
Ogni essere umano emette delle frequenze attorno ai 6200/7000 (Angstroms) e constatò che al di sotto dei 6500 l’organismo non riesce a mantenersi in un buono stato di salute e compare la malattia.
Per mantenersi con vibrazioni ad una lunghezza d’onda superiore ai 6500 A. il nostro organismo deve continuamente adattarsi alle influenze esterne di pensieri, emozioni, alimentazione, medicinali, radiazioni cosmiche, solari, terrestri, ecc.
Per questo motivo, condusse lo stesso studio sugli alimenti e li categorizzò in 4 categorie in base alla loro bioenergia:
- Alimenti Superiori (> 6500)
- alimenti di appoggio (6500-3000)
- alimenti inferiori (< 3000)
- alimenti morti (energia 0).
Ma da cosa dipende la frequenza degli alimenti?
L’Energia c’è ma non si vede
Non è semplice dare il concetto di energia, se non prendere l’etimologia della parola (energia deriva dal tardo latino energīa, che a sua volta dal greco antico e significa ‘che ha forza di fare’, che opera’, ‘attivo’) poichè l’energia non ha nessuna realtà materiale, ma è un concetto matematico astratto, che si misura ma non è tangibile.
Ciò che è sicuro è che un corpo può incrementare o diminuire la sua energia in seguito a una interazione con altri corpi.
Ma cosa succede se questi corpi hanno energia bassa? O peggio ancora ne sono privi?
La funzione del cibo, è quella di trasmettere l’energia di cui abbiamo bisogno per metterci in movimento. Il cibo ci trasferisce l’energia che a sua volta ha immagazzinato durante le fasi che lo hanno portato sulla nostra tavola. Prendiamo di cibo fresco: se un alimento è stato coltivato secondo pratiche non invasive, in colture non estensive, raccolto a maturazione e portato sulle nostre tavole fresco, porterà con sè la stessa energia di un alimento coltivato secondo logiche di sfruttamento del terreno, sotto serra, e fatto maturare in una cella frigorifera?
Lo stesso vale per un alimento confezionato: un alimento prodotto con ingredienti che provengono da colture attente, lavorato mantenendo l’attenzione che richiede un ingrediente di cui si vuole rispettare il più possibile l’apporto nutritivo, prodotto artigianalmente, senza conservanti, avrà la stessa carica energetica di un alimento confezionato prodotto meccanicamente utilizzando ingredienti lavorati secondo logiche di lunga conservazione?
Tu, quale cibo sceglieresti da mettere sulla tua tavola oggi?