“Un coniglio rende il mondo un po’ più morbido, un po’ più magico, un po’ più luminoso.”
(F. Caramagna)
Vorrei che Fabrizio Caramagna fosse stato insieme a me, 25 anni fa, quando andai alla ricerca dei cibi elencati nella lista che mi consegnò il naturopata dopo la visita.
La Sindrome del Malato Immaginario
Grazie alla ricerca, al giorno d’oggi la sensibilità è notevolmente aumentata, ma back in the days, chi soffriva di intolleranze alimentari, veniva trattato come se fosse un moderno Argante, in cerca di attenzioni, come un bambino reclama le cure della mamma. Alla fine degli anni ‘90 eravamo in pochi ad aver preso coscienza della sensibilità del nostro corpo verso certi cibi, e questo ci rendeva una minoranza ancora poco appetibile agli occhi del mercato dei prodotti alimentari, per questo dovevamo accontentarci di ciò che c’era nei pochi negozi specializzati che si trovavano sul territorio.
La desolazione di Smaug
All’epoca, per trovare alimenti adatti agli intolleranti ci si recava nei negozi specializzati di cibo biologico, che si trovavano solamente nelle città, o nei paesi limitrofi. I negozianti che avevano scelto questa strada erano pochi coraggiosi visionari che credevano di poter iniziare un cambiamento nel mondo alimentare con le loro scelte commerciali, additati come figli dell’onda new age, tuttavia hanno fortunatamente perseguito la loro missione e la storia ha dato loro ragione. Se come me, vieni da un paesino nella zona della provincia che tutti chiamano “La Bassa”, che porta altre frecce al suo arco, in agricoltura e artigianato, non nutri grandi speranze di trovare una rivendita di cibo per intolleranti, per cui mi recai a Verona.
Nel Paese dei Balocchi
Nel momento in cui entrai nel negozio e vidi gli scaffali che traboccavano di alimenti senza lattosio, senza glutine e senza zuccheri, mi sentii come Pinocchio nel paese dei balocchi.
Ero emozionatissima: le corsie strette e l’esposizione spartana dei prodotti risultavano ai miei occhi come un viale di gloria da percorrere avanti saltellando dalla gioia. Avrei voluto comprare tutto tuttissimo, riempire il carrellino di pacchetti e sacchettini di prelibatezze consentite con cui allietare i miei pasti. E mentre scorrazzavo su e giù dalle corsie, mi fermai nel reparto dei biscotti (la mia passione da sempre).
La Depressione del Coniglio
Ammetto che non c’era granché. In effetti solo una tipologia era adatta al mio nuovo stile alimentare, e così comprai una scatola di otto coniglietti di farina di grano saraceno, senza lievito, senza lattosio, e senza gioia (ma questo lo scoprii in seguito!).
Galvanizzata dalla mia spesa, appena arrivata a casa, iniziai ad assaggiare un po’ di tutto: ero curiosissima! Ma il piatto forte lo lasciai per la fine. La dolce coccola che avrebbe reso le mie giornate soffici e coccolose: I coniglietti! Aprii la scatola con delicatezza, attenta a non danneggiare i miei nuovi dolci amici, quasi come volerli accarezzare e ne presi uno, e con desiderio feci il primo morso. E solo uno. Quelli che pensavo sarebbero stati i miei nuovi “compagni di merende”, si erano rivelati delle piccole sagome di polistirolo espanso, che appena messe in bocca si impaccarono e io rischia il soffocamento. Il bicchiere d’acqua non aiutò: i coniglietti si gonfiarono nello stomaco. Quei biscotti rimasero indigesti nella mia memoria per mooolto tempo (e ça va sans dire che li lasciai nella credenza fino a quando non furono da buttare ).
Credo sia così che è iniziata la mia passione per la ricerca degli ingredienti abbinata alla produzione dei biscotti: nessun coniglietto sarebbe stato più biscottato in quel modo!
E tu, qual è stata la tua prima esperienza con un nuovo stile alimentare?